Oggi la nostra Comunità parrocchiale festeggia insieme a tutta la Chiesa il suo Patrono: S. Stefano, primo martire della Chiesa. Inoltre a rendere ancora più della questa assemblea eucaristica è la presenza del Diaconio della nostra Arcidiocesi, come è ormai consueta tradizione, con la presenza dei loro familiari, e dei reverendi sacerdoti Don Giuseppe Sunseri e Don Antonino Di Carlo.
La prima lettura, tratta dal libro degli Atti deli Apostoli, ci ricorda il martirio di Stefano. Qui l’intenzione dell’evangelista Luca è quella di far vedere come in tutto Stefano si conforma a Cristo, prima si affida a Lui e dopo, come il divino Maestro, invoca il perdono per i suoi uccisori.
In questo anno giubilare della misericordia invocare il perdono per coloro che ci hanno fatto del male è una delle testimonianze a Cristo che possiamo offrire al mondo di oggi, così diviso da lotte interne e da falsità ed ipocrisie. Inoltre come Stefano, saremo anche noi misericordiosi verso i fratelli e troveremo misericordia presso Dio. Infine vivere di misericordia significa affidarsi, come Stefano, ad un amore grande e fedele, quello di Cristo, così potente da averci salvato e liberato dalla schiavitù del peccato.
E’ vero, non può esserci vera sequela di Cristo se non si è in grado di accettare la croce e il sacrificio di se stessi. Si, chi vuol seguire Cristo deve essere pronto a donare la propria vita, come S. Stefano accusato di essere bestemmiatore perché testimone di Cristo. In questo momento il nostro pensiero e la nostra preghiera si eleva al Signore per i cristiani del Medio Oriente.
Abbiamo ascoltato nel brano evangelico, tratto dal vangelo secondo Matteo, che Cristo non nasconde ai suoi discepoli che il loro seguirlo li avrebbe portati ad un incontrare la croce, il sacrificio, il martirio, ma li assicurava nello stesso tempo della costante assistenza dello Spirito del Padre, esortandoli a fare una cosa molto impegnativa: lasciare libero lo Spirito in loro. Solo con il perseverare nell’amore di Cristo avrebbero conseguito la palma della vittoria: la loro salvezza. Oggi Stefano splende della luce di Cristo, coronato della sua gloria, perché ha perseverato, non si è arreso, ha creduto che le tenebre non possono spegnere la luce.
Carissimi fratelli diaconi, ecco come l’esempio di Stefano che dona la vita per amore di Cristo e dei fratelli ci muove a considerare il nostro servizio come occasione per donare noi stessi a Cristo nell’amore verso i nostri fratelli. Solo così possiamo aver parte alla vita eterna. Ogni volta che laviamo i piedi degli altri, è sempre Gesù che poi li lava a noi. Il servizio del cristiano sa dire al mondo che tutto non ha altro prezzo che il sangue di Gesù, versato per la nostra salvezza, come Stefano siamo chiamati a dire a tutti che Cristo è gratis. Stefano serviva alla mensa della Chiesa e fu chiamato a testimoniare il suo amore per Gesù.
Il servizio in quanto basato sulla condivisione e sulla collaborazione è testimonianza della misericordia del Signore. Non possiamo ammalarci di protagonismo, il mondo con i suo applausi costruisce celebrazioni dell’io, muri di pregiudizi e ipocrisie, ma tra noi non è così. Noi ci spendiamo per Dio, non cerchiamo altro che la sua gloria. Solo così il nostro servizio è bello e noi diventiamo irruzione dell’eternità nella ferialità dei giorni.
Carissimi figli miei, di questa Comunità parrocchiale, dedicata al martire Stefano, ucciso da pietre scagliate dall’odio e dalla violenza umana. Scagliate da un cuore che ha smesso di amare Dio e la sua immagine, il fratello, il prossimo.
Sono tante le pietre che ancora oggi vengono scagliate contro i cristiani: minacce di morte, uccisioni, menzogne contro la Chiesa che confondono le anime semplici e distolgono dal vero bene.
Altre pietre, lasciatemelo dire, a volte ce le tiriamo gli uni verso gli altri, alimentando pregiudizi, chiacchiere, menzogne e ipocrisie. Cominciamo invece a guardare i nostri limiti, le nostre fragilità e poi rivolgiamo come S. Stefano il nostro sguardo al cielo ed infine dentro il nostro cuore, lì contempleremo la misericordia di Dio. Non inganniamo né noi stessi né il Signore: amiamoci e perdoniamo, saremo costruttori di unità, del Regno di Dio. Siamo chiamati a buttare le nostre pietre perché nessuno di noi è senza peccato e anziché di puntare il dito, tendiamo la nostra mano per aiutarci.
Possa la Vergine Santissima, la donna nuova ed umile, la madre della misericordia, aiutarci ad essere misericordiosi gli uni verso gli altri. Possa lei, la nostra Madre celeste, unirci e lasciarci sempre più commuovere dalla Spirito e così persevereremo nella via che il Signore ci indica, percorsa da S. Stefano, la via della fede, la via della testimonianza, la via che ci porta ad essere annunciatori e martiri dell’amore che salva.
Palermo, XXVI – XII – MMXV
Don Antonino D’Anna