OMELIA IN OCCASIONE DEL MIO 17° ANNIVERSARIO DI ORDINAZIONE SACERDOTALE

26\06\2016  –  Carissimi Fratelli e Sorelle in Cristo, vi ringrazio per la vostra presenza qui, in questa nostra chiesa parrocchiale, in occasione del mio 17° anniversario di sacerdozio (che in verità ricorre tra due giorni). Tutti voi siete per me il segno dell’amore e della tenerezza di Dio nel mio ministero sacerdotale.

Oggi il vangelo di questa tredicesima domenica del Tempo Ordinario ci mostra da un lato la pazienza di Gesù e dall’altro il rischio di non accoglierlo nella nostra vita per la chiusura del cuore.
La pazienza di Gesù è evidente. Egli è orientato verso Gerusalemme e, poiché Gesù non ha pregiudizi, preferisce attraversare un villaggio della Samaria.
I Samaritani, pieni invece di pregiudizi, avendo saputo che Gesù era diretto verso Gerusalemme, città che sentivano nemica ed ostile, decidono di non accoglierlo.
Gli apostoli si sentono semplicemente mortificati per questo rifiuto e dunque chiedono a Gesù di far scendere un fuoco dal cielo che punisca questi sconsiderati.
Gesù sa aspettare, non è a servizio del giudizio e della morte, perciò preferisce semplicemente dirigere altrove il suo cammino. Gesù è sempre paziente, pensate: quanta pazienza Gesù ha con noi! Quanta pazienza Egli ha con me! Inoltre, quante volte abbiamo chiuso il cuore alle parole di Gesù, perché scomode e contrarie ai nostri pregiudizi.
Ripeto quante volte abbiamo chiuso fuori della nostra vita Gesù quando ci esortava a perdonare, ad accogliere. Quante volte lo abbiamo buttato fuori dalla nostra coscienza con il peccato magari quando abbiamo accusato Gesù che non ci ascolta, che ci ha abbandonati, quante volte.
Eppure Gesù non ci ha mai abbandonati, ci ha sempre portati in braccio proprio nei momenti più difficili.

Oggi egli è qui che accarezza il nostro cuore, guarisce le nostre ferite, ci chiama a seguirlo e a lasciare i pesi che abbiamo nel cuore e tutto ciò che ci allontana da lui. è la parola che Gesù mi ha rivolto tanti anni fa. Io ho risposto a questa chiamata ed è per questo che oggi sono qui. Ogni giorno, sapete, mi chiedo perché Lui mi ha scelto. Tutto è veramente misterioso e perciò mi arrendo. Tutto trova una sua immediata spiegazione nella bontà di Dio. Dio mi ha scelto solo per amore. Che cosa dunque renderò al Signore per tutto questo? Perciò, nel mio ministero sacerdotale cerco di fare sempre del mio meglio, affinché io possa portare a Gesù il maggior numero dei miei fratelli e sorelle in Cristo. Quando guardo il Crocifisso e vedo la bellezza di questo amore che salva, bellezza che si spende senza limite, io mi sento strumento anzi canale dell’amore di Cristo. Carissimi, sono consapevole dei miei limiti ed anche dei miei difetti, per questo ogni giorno imploro dal Signore la grazia del suo Santo Spirito perché liberi e sostenga la mia libertà. Solo così potrò camminare secondo lo Spirito e non secondo la carne. Solo cosi amerò come ama Gesù, in maniera cioè pura, semplice e disinteressata. Amare così è bello, sapete. In questo modo si manifesta l’amore di Dio. Auguro alla piccola Angela Fortunata di essere strumento nelle mani di Dio, di amare con il suo cuore e di essere segno della sua infinita ed eterna misericordia. Il vangelo secondo Luca in questo brano ci presenta gli ostacoli e le difficoltà che può incontrare chi si pone alla sequela di Cristo; difficoltà che si superano se, nel proprio cuore, il discepolo dona la precedenza all’amore di Cristo e si fida cosi tanto di Lui da affidarsi totalmente in tutto ciò che fa, in tutto ciò che vive . La Prima lettura, tratta dal primo Libro dei Re, ci insegna che quando il Signore chiama non lascia solo il vocato nell’esercizio della sua missione. Io in questi anni non ho mai sperimentato la solitudine di Dio, anzi sempre la sua compagnia e di questo rendo lode al Signore. Auguro anche alla piccola Angela Fortunata di crescere sempre più in questa fede. Voglio, carissimi, ripetervi le stesse parole che Paolo dice nella odierna seconda lettura, tratta dalla Lettera che lui scrive ai Galati: “Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà!” L’esercizio perfetto della nostra libertà avviene solo nell’amore. Solo se ci amiamo non useremo la nostra libertà a scapito di quella degli altri. Nell’amore siamo a servizio gli uni degli altri. È lo Spirito che ci permette di capire sempre questo difficile equilibrio cioè dove finisce la nostra libertà e dove inizia quella del nostro prossimo. Ecco è proprio quello che io ho sempre cercato di fare e desidero continuare a fare. Auguro alla piccola Angela Fortunata e a tutti voi che lo Spirito Santo vi continui ad aiutare in tutto questo. Un grazie va alla mia cara famiglia, anch’essa oggi qui presente, come sempre del resto. Essa sempre mi sostiene e mi aiuta nella mia missione e mi sta vicino. Ringrazio i miei genitori, mia sorella e mio cognato e miei zii Enzo e Ria. Ringrazio tutti voi carissimi parrocchiani, che mi aiutate a servire il Signore e la Chiesa in questo nostro quartiere. Vi ringrazio anche perché vi siete dati da fare per ornare e pulire questa chiesa parrocchiale, animare con i canti e servizi questa celebrazione. Ringrazio alcuni parrocchiani ed amici soprattutto provenienti dal caro paese di Vicari, luogo dove per 10 anni sono stato parroco. La loro presenza è segno di una reciproca gratitudine. Sapete, carissimi, per un sacerdote tra le cose più importanti ci stanno la famiglia e la Comunità parrocchiale che serve. L’una non è a scapito dell’altra, ma nell’amore e nel bellissimo equilibrio dello Spirito, l’una diventa a servizio dell’altra. Perciò ringrazio lo Spirito santo, carissimi, infatti questo grazie a Lui e a voi, sensibili alla sua azione divina, si è potuto realizzare. Infine un grazie va alla mamma nostra, la Vergine santissima Maria, che sin dagli inizi della mia vocazione mi ha sempre messo sotto il suo manto. Lei la donna nuova e semplice, umile e mite, mi guidi al buon Gesù, suo figlio e nostro Signore, perché io sia pastore secondo il suo cuore, il sacro Cuore di Cristo, a lui va ogni onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen